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Siamo più vicini al 2050 che al 1990

Per molti di noi il nuovo anno è già iniziato a settembre. Ma dicembre rimane pur sempre un mese di bilanci personali e professionali.

Quelli personali li lascerei a Instagram, mentre qui su LinkedIn, per un bilancio professionale prendo spunto da un tweet di cui ho perso lo screenshot. Diceva più o meno così: “Siamo più vicini al 2050 che al 1990”.

Dalla nostra “finestra quotidiana” – fatta di brand, progetti, gare, clienti, colloqui di lavoro, caffè alla macchinetta e libri – sentiamo in arrivo un futuro più forte del rumore del passato. Diciamo che ci sentiamo più vicini al 2050 che al 1990. E questa è una bella fortuna, per tutti noi.

Mi sono segnato alcuni appunti per il 2023 (per il 2050 ne riparleremo più avanti!).

La divisone del lavoro nel “mercato della comunicazione”, è finta. Servono professionalità complete capaci di interpretare i bisogni dei brand e poi (velocemente, molto velocemente) pensare, produrre contenuti, pubblicare, analizzare i risultati. Organizzazioni fluide come le nostre devono imparare ad abilitare l’autonomia delle persone evitando di frazionare il processo produttivo in singole mansioni. Fra 7 anni potremmo non avere più bisogno di uno “specialista dei social” ma continueremo ad aver bisogno di un “professionista della comunicazione”.

Non è tanto un tema di smart working ma di persone e responsabilità. Se avete la fortuna, come noi in ecomunicare, di lavorare con persone “responsabili e fantastiche” (per la maggior parte non ancora nate nel 1990), vi sarete resi conto che employer branding, valorizzazione dei talenti, upskilling e reskilling non sono termini di moda da citare durante le cene di fine anno, ma una responsabilità verso la vostra organizzazione.

Ancora: calcolare non significa misurare. Nessuna guerra di religione contro KPI, engagement, open rate e CTA. Percentuali e numeri sono spesso rassicuranti per i brand (meno per le agenzie) ma non sufficienti a costruire quell’idea di “conoscenza” che noi crediamo aiuti a migliorare i progetti dei nostri clienti.

Infine, nel 2023 – molto più che nel 1990 – la comunicazione resterà (come diceva Niklas Luhmann in Sistemi Sociali, qui un po’ ce la tiriamo!) un fatto “altamente improbabile”.

E noi continueremo ad affiancare i nostri brand per provare a renderla meno improbabile.

Ci vediamo di là, nel 2023.

Lucio Chiappa