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Nell’era social, quale spazio per le newsletter?

“A pensarci, che pazzia” verrebbe da dire con Edoardo Bennato: nell’epoca dei social network e della messaggistica istantanea, nel presente più disruptive mai visto, dove tutto corre, dove ti giri e in un attimo ti scopri datato, superato, obsoleto, uno degli strumenti di comunicazione e di business più potenti e tecnologici poggia fin quasi a coincidere su un’invenzione (la posta elettronica) che risale al preistorico 1971.

Possibile? Possibile sì. Negli ultimi anni le newsletter hanno confermato il loro ruolo tutt’altro che di contorno nel panorama della comunicazione. Ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti, in una continua fioritura di formule e idee. Le fanno i giornali, i giornalisti, le aziende, singoli appassionati ed esperti. Ultra-specializzate o più larghe, B2B come B2C. Persino LinkedIn, a modo suo, le ha introdotte.

Ma quale è il motivo di questo successo?

Dietro le quinte del loro segreto

Se consideriamo che nel 2021 più di 4 miliardi di persone nel mondo hanno usato la posta elettronica (fonte: Statista), già iniziamo a dare una prima dimensione al potenziale di questa forma comunicativa. Ma non è in questi numeri che sta il nocciolo della questione.

Piuttosto, da più parti è stato rilevato che uno dei segreti delle newsletter è la capacità di portare avanti una comunicazione intima, educata, poco invasiva, che vive all’interno di uno spazio – la casella personale di posta – per molti versi più riservato, accogliente e meno dispersivo dei social e della rete, dove si rincorrono continuamente news e notifiche e dove la visibilità è strettamente connessa alle logiche SEO.  

Un altro punto di forza delle newsletter è quello di consentire una comunicazione personalizzata, legata a tematiche di proprio interesse. Sviluppate, peraltro, attraverso articoli e materiali che qualcuno ha comodamente raccolto per me in un unico numero-contenitore, che posso persino decidere di leggere e recuperare in momenti successivi. Con questo magari assecondando un certo qual gusto dell’approfondimento invece di una fruizione più mordi e fuggi.

Piccolo nota bene: in tempi di overload informativo, la differenza la fanno contenuti originali, distintivi e di valore.

Quali opportunità

Integrare una newsletter nella propria strategia di comunicazione può aprire la strada a un ampio ventaglio di opportunità, che variano e si declinano anzitutto sulla base di chi è il mittente.

Se sono un’azienda (ma anche, con le dovute differenze, un player associativo e istituzionale che avverte con forza la necessità di relazionarsi con i propri iscritti, come è il caso oggi dei fondi pensione), attraverso la mia newsletter potrò, tra le altre cose:

  • disporre di un canale proprietario di contatto continuativo con un pubblico specifico;
  • sostenere il mio posizionamento rispetto a un determinato tema o settore;
  • consolidare la mia immagine, autorevolezza e reputazione;
  • sostenere il business favorendo la visibilità e la conoscenza dei miei prodotti e servizi;
  • raggiungere i destinatari con messaggi chiave legati all’attività e all’offerta;
  • fidelizzare i destinatari stessi, coltivando la relazione con loro;
  • costruire uno storytelling push legato ai miei valori e obiettivi;
  • coinvolgere il target in attività interattive (per ottenere feedback o conoscerne le opinioni);
  • sviluppare efficaci sinergie con gli altri touchpoint (pensiamo alla condivisione di articoli tramite i social, o alla capitalizzazione di video, podcast, infografiche sui diversi canali).

In ogni momento potrò naturalmente misurare le performance per capire come sta andando il progetto, conoscere meglio il target ed eventualmente riallineare l’attività futura.

Le newsletter si confermano quindi in buona, buonissima salute. Una consulenza di comunicazione professionale permetterà di costruire per ogni player la strategia più appropriata e di individuare gli strumenti più opportuni per raggiungere gli obiettivi desiderati.