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Ma gli NFT non erano morti?

C’è stato un periodo in cui gli NFT erano sulla bocca di tutti. E poi… c’è stato il 2022.

Come agenzia, abbiamo diversi clienti coinvolti nel mondo cripto – di cui gli NFT sono una parte – e quindi abbiamo assistito da vicino alle montagne russe dell’ultimo biennio.

Sembra passata una vita da quando qualsiasi Jpeg di discutibile gusto poteva passare di mano per migliaia – o centinaia di migliaia – di dollari.
Dopo aver toccato il picco dell’hype, una serie rocambolesca di scandali, truffe, fallimenti ha devastato la reputazione dell’intero settore. Questo, insieme al crollo dei mercati finanziari tradizionali, ha praticamente raso al suolo la valutazione di qualsiasi asset cripto, NFT compresi.

Ma allora perché Spotify sperimenta le playlist fruibili via token, la Galleria Nazionale d’arte contemporanea di Roma ha lanciato la sua prima collezione NFT, e persino il Bennet – sì, la catena di ipermercati – ha creato un suo programma di fidelizzazione NFT (e pare stia anche andando bene)?

Il punto sta nelle possibilità che si aprono per aziende e creator. Se nel 2021 il discorso era incentrato su concetti come “arte digitale” e “collectibles”, ora il focus si è spostato su casi d’uso più concreti. In particolare, sullo sfruttare gli NFT – che in sostanza sono dei certificati di proprietà digitali su blockchain – per creare una comunità attorno a un progetto o un brand.

Hai il nostro NFT? Allora puoi accedere a questa esperienza esclusiva. Puoi avere uno sconto con questo partner. Hai la prelazione sulla vendita dei biglietti per una mostra.

Ma non solo. Puoi ricevere una frazione delle royalties della mia opera. Puoi creare un merchandising esclusivo disegnato da te. Oppure votare, insieme agli altri membri della community, per decidere alcune caratteristiche del prossimo prodotto.

È il concetto – certamente innovativo, vedremo se vincente – del web3. In cui le persone non sono più solo fruitori passivi, in mano ai giganti dell’attention economy, ma diventano proprietari di un pezzetto del progetto di cui sono fan. Mentre i creator possono monetizzare le loro idee passando per meno intermediari e gatekeeper. E i brand si avvicinano alle persone, aggregando community che ne condividono i valori.

Sarà così? Difficile dirlo ora: non mancano gli ostacoli tecnici, culturali e sociali che potrebbero tagliare le ali a web3 e NFT. Ma se questo è il futuro, certamente ci saremo anche noi.