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“Abbiamo qualche dato?”

È da un po’ di tempo che questa è la prima domanda che rivolgiamo ai nostri clienti prima di iniziare a scrivere un comunicato stampa (o a produrre contenuti social).

Ciò riflette l’importanza crescente dei dati nella produzione e nella distribuzione di informazioni, e allo stesso tempo anche il ruolo sempre più centrale di altri linguaggi, visivi come le infografiche, per il racconto di storie complesse e per la fruizione su canali digitali.

Nel mezzo, tra il contenuto da comunicare e la sua notiziabilità/pubblicazione, l’attività di media relation, che oggi richiede spesso la capacità di “inventarsi” – etimologicamente trovare e poi anche ideare – e analizzare dati, appunto. Questo perché non sempre commentare dati terzi è sufficiente, ma allo stesso tempo non è scontato che i brand abbiano a disposizione dati aggiornati – e in altre situazioni peccano di modestia non riconoscendo il possibile interesse di un dato interno.

Dicevamo che quindi subentra l’attività di media relation sempre più in un’ottica di produzione di contenuti a partire dai dati.

Nel nostro caso, questa evoluzione dell’attività PR si è trasformata in collaborazioni con Istituti di ricerca insieme ai quali la nostra agenzia ha realizzato e realizza gli Osservatori, interrogando gli italiani sul loro sentiment/percezione riguardo alcuni fenomeni o aspetti della vita quotidiana e professionale. Sempre queste partnership sono state anche spunto per la realizzazione di report e white paper, volti a supportare il business nelle attività commerciali e a posizionare il brand in modo autorevole su alcune tematiche. Evolvendo poi nella declinazione in chiave social: video, carousel, card. Il tutto sotto il grande cappello della “capitalizzazione” di contenuti.

Più recentemente, alcune piattaforme digitali, in primis LinkedIn, hanno offerto strumenti che possono essere utilizzati anche in tal senso, per la produzione di contenuto appunto, e l’agenzia ha deciso di avvalersi di LinkedIn Insights, un tool che permette di mappare settori e aziende in Italia e all’estero (scopri le nostre indagini a tema lavoro e welfare aziendale).

La raccolta dati è il passaggio propedeutico, funzionale poi alla stesura di un contenuto curioso, interessante per le redazioni e per il pubblico finale. Le realtà che dispongono di grandi quantità di dati lo sanno bene, non basta averli per trasformarli in informazioni. E come professionisti della comunicazione sappiamo che bisogna saperli interpretare e raccontare. C’è quindi un ingrediente segreto che… non è mai DATO: la creatività.